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    Scritto da Enzo   
    sabato 28 novembre 2009

     

    www.robedamatti.net

    (Le notizie provengono da Pagine Mediche e sono aggiornate settimanalmente). 

    ______________  

    Pet Therapy: la salute dell'uomo e gli animali 'senza controindicazioni'

    In un Convegno svoltosi a Roma si è parlato di “Uomini e animali. Siamo poi così diversi?”, promosso dalle Associazioni “Donne in Rete” e “ Form Azione”.

    In occasione di tale evento l’ On. Francesca Martini, sottosegretaria alla Salute, ha illustrato un disegno di legge-quadro in materia di diritto alla salute e di tutela degli animali, che dovrà seguire il normale percorso parlamentare.

    Risulta che negli ultimi anni il rapporto uomo-animale è diventato sempre più stretto e profondo. In Italia gli animali domestici sono circa 45 milioni di cui 7 milioni cani, 7,5 gatti, ma si parla anche di uccelli, pesci, roditori ed altre specie.

     

    Gli animali sono considerati amici di una vita, compagni di giochi per bambini e compagni durante la vecchiaia, presenze insostituibili, come nel caso dei non vedenti e della Pet Therapy.

    L’importanza del ruolo degli animali nella salute dell’uomo si è sviluppato e si è strutturato nel corso della storia, ma dobbiamo aspettare il XVIII secolo per avere teorizzazioni in merito al sollievo dovuto alla presenza di animali, nello specifico cani e gatti, in casi di pazienti con disturbi mentali.

    Per questi ultimi entrare in relazione con questi animali significava entrare in relazione con il mondo esterno. In seguito gli studiosi hanno notato miglioramenti anche nei casi di reduci del secondo conflitto mondiale.

    Quindi è il caso di dire che gli animali possono intervenire positivamente per il benessere psichico e fisico dell’uomo.

    La definizione teorica del ruolo degli animali nella salute dell’uomo viene enunciata per la prima volta nel 1964 dallo psichiatra infantile Boris Levinson. Egli notò l’effetto benefico del suo cane durante le sedute con pazienti affetti da disturbi psichici.

    Il cane rendeva più semplice il rapporto medico – paziente ed il rapporto paziente – paziente. All’interno del suo libro “Il cane come coterapeuta” troviamo per la prima volta il termine “Pet Therapy”, terapia per mezzo degli animali.

    Infatti con questo termine si indicano l’insieme delle terapie strutturate sul rapporto uomo – animale atte ad intervenire a livello terapeutico, ricreativo ed educativo.

    Queste terapie sono condotte da professionisti e da volontari adeguatamente formati e con animali che devono possedere determinate caratteristiche, come ad esempio una buona dose di docilità e devono essere controllati periodicamente da addestratori e veterinari.

    La diffusione di questo metodo di cura è dovuto anche all’attività della “Delta Society”, fondazione americana, nata nel 1981, socio assistenziale punto di riferimento in questo ambito.

    La Pet Therapy è una terapia che va effettuata insieme ad altre terapie e non in sostituzione, va strutturata sulla base della tipologia di malattia o del disagio da curare, della situazione del paziente e dell’interazione tra animale, operatore, paziente. Gli obiettivi sono principalmente di natura psicologica e cognitiva, come ad esempio, la diminuzione dell’ansia e del senso di solitudine, il miglioramento dell’autostima, l’aumento dell' attenzione, l’interesse per la partecipazione ad attività di gruppo e alle interazioni con l’esterno.

    In ambito medico-scientifico sono state individuate tre differenti tipologie d'interventi: l'attività svolta con l'ausilio di animali (AAA), le terapie assistite con gli animali (AAT) e l'educazione assistita con gli animali (EEA).

    La AAA riguarda le attività finalizzate a migliorare la qualità della vita di ipovedenti, anziani, bambini e malati terminali. Sono interventi educativi e ricreativi che possono essere condotti in differenti ambienti, sotto il diretto controllo di professionisti. Si tratta di incontri e visite con animali da compagnia, come il caso di una casa di riposo di Modena, il cane Tricky e l’istruttore cinofilo, nell’ambito del progetto “Fido”.

    Tricky si è occupato di alcuni anziani con problemi di deambulazione, depressione, non vedenti, malati di Alzheimer ed insieme hanno raggiunto ottimi risultati. Una signora ospite della casa di riposo affetta da depressione è riuscita a manifestare sentimenti di gioia, definendo Tricky la sua felicità più grande.

    La seconda tipologia di intervento è definita AAT, è un’attività terapeutica che agisce sulla salute del paziente. E’ importante ricordare che nessuna di queste terapie può sostituire quella medica, ma può supportarla e rafforzarla. Questa tipologia ha degli obiettivi ben precisi e deve essere analizzata e valutata. E’destinata a pazienti con problemi cognitivi, comportamentali e psicosociali ed è finalizzata al miglioramento di alcune capacità mentali, di interazione, al controllo dell’iperattività, al trattamento delle fobie animali. In questo caso gli animali sono co-terapeuti, parte attiva della terapia.

    L’ultimo tipo, EEA, consiste in progetti portati avanti in scuole, materne e elementari, aventi gli obiettivi di educare alla conoscenza, al rispetto e di sviluppare un sano rapporto con gli animali, di promuovere l’interazione dei bambini con l’ambiente esterno.

    In alcuni casi si è osservato il miglioramento da parte dei bambini più problematici dell’attenzione, dei voti a scuola e dei rapporti con gli altri bambini. In una scuola di Padova, ad esempio, sono state svolte sedute di Pet Therapy con un malamute, rivolte a quattro bambini con disagi motori, comportamentali e psichici.

    Questa esperienza viene raccontata direttamente dall’insegnante di sostegno dei bambini. Gli incontri miravano a promuovere l’integrazione e l’autonomia dei bambini, il miglioramento degli aspetti linguistici e motori.

    L’attenzione dei bambini si è focalizzata subito sul cane, superando le paure iniziali, arrivando ad eseguire con il cane esercizi molto utili di coordinazione, comunicazione, concentrazione.

    Tutto ciò è stato possibile grazie alla disponibilità della scuola e dei familiari, alle capacità del malamute e, soprattutto, all’interazione che si è creata.

    Infatti gli attori coinvolti sono molteplici e multidisciplinari. Il medico, lo psicologo, il terapista, l’assistente sociale, l’infermiere, l’insegnante, la pedagogista, il veterinario, il biologo, l’addestratore, il conduttore degli animali, il volontario, l’animale, il paziente, i familiari: tutti indispensabili.

    La Pet Therapy è un’attività complessa che richiede il contributo di differenti discipline e di un team interdisciplinare.

    Nel corso della terapia intervengono meccanismi molto importanti per la riuscita della stessa. Essi sono meccanismi di tipo comunicativo, ludico, di responsabilizzazione, affettivo, interattivo. La comunicazione tra uomo e animale si basa su un linguaggio molto semplice, ripetitivo, simile a quello materno: l’effetto è la rassicurazione e la tranquillità.

    Il paziente è a proprio agio e riesce ad instaurare un rapporto spontaneo proprio perché l’animale non può contraddire nè giudicare. Mediante il gioco con l’animale aumenta il benessere e si riduce l’ansia e lo stress, cosa che non accade nelle relazioni interpersonali. Inoltre, prendersi cura di un animale può aiutare in casi di depressione, può responsabilizzare e aumentare la consapevolezza nei pazienti.

    Nel corso delle sedute si crea un legame paziente - animale che diventa un modello base per costruire relazioni sociali, un modello positivo, perché ad esempio il cane ispira bontà e fiducia, qualità che non si trovano facilmente nel contatto con gli altri esseri umani.

    E’ importante però sottolineare che la Pet Therapy non deve sostituire le relazioni con l’esterno e che il rapporto del paziente con l’animale deve essere controllato per evitare l’eventualità di un isolamento relazionale.

    Il cane non può giudicare e non può deludere, perciò esiste il rischio oggettivo di chiudersi in questo rapporto ed è prevista la costante supervisione di un’equipe specializzata.

    Quest’ultima controlla il paziente, l’animale e l’interazione tra i due. L’animale deve possedere determinate caratteristiche sanitarie, fisiche e comportamentali e deve essere accuratamente addestrato. La Delta Society ha approntato il Pet Partner Aptitude Test (PPAT) per valutare se conduttore e animale hanno le capacità e il potenziale per partecipare alla terapia.

    Infatti entrando in contatto con persone affette da gravi disturbi emotivi, devono essere particolarmente calmi ed evitare reazioni indesiderate. L’animale però non è un oggetto nella terapia ma uno degli attori. Durante la terapia si tiene conto della salute dell’animale e dei livelli di stress raggiunti dallo stesso, però ci chiediamo se esistano delle regole ben precise e ineludibili in merito a questo argomento.

    Gli animali coinvolti nelle terapie sono cani, gatti, criceti, conigli, asini, capre, mucche, cavalli, uccelli, pesci, delfini. Cani e gatti vengono scelti abitualmente, il cane per il rapporto privilegiato che ha sempre avuto con l’uomo, il gatto per la semplicità nel curarlo.

    Criceti e conigli sono molto utili nelle terapie su bambini che manifestano difficoltà nella crescita, mentre si privilegiano i cavalli nei casi di bambini autistici, con la sindrome di Down, diversamente abili.

    Se i cavalli sono scelti in casi di disturbo motorio e comportamentale, i delfini per depressione e disturbi della comunicazione.

    Nella Pet Therapy i soggetti principalmente coinvolti sono bambini ed anziani. Si tratta disturbi di tipo comportamentale, linguistico, emozionale, motorio, deficit di apprendimento, sindrome di Down, di West, arrivando fino a patologie di demenza senile.

    In molti casi entrare in contatto con l’animale rappresenta un’apertura verso l’esterno, prendere consapevolezza del proprio corpo, ridurre stati di confusione e di ansia, fino ad arrivare a mettere le basi per un equilibrio psico-fisico del paziente.

    Infatti la presenza dell’animale può aiutare a controllare stati emotivi ed a migliorare la riabilitazione motoria, rendendo meno noiosi esercizi e la degenza in ospedale.

    Un caso inerente proviene dalla Delta Society, una terapista in una clinica di riabilitazione per anziani e il suo cane. I pazienti grazie alla presenza dell’animale sono riusciti ad eseguire esercizi di equilibrio motorio inconsciamente, mentre giocavano o accarezzavano il cane, migliorando e rilassandosi.

    D’altra parte esistono anche casi in cui non è consigliabile questo tipo di terapia. Quando il paziente non è reputato in grado di prendersi cura di un animale o mostra una forte possessività, o quando si è di fronte a casi di oggettivi limiti di natura motoria o psicologica (gravi handicap o disturbi psichiatrici), o in casi di allergie.

    La Pet Therapy se coscienziosamente condotta arriva a risultati insperati e affianca le terapie tradizionali rafforzandole, ma non può essere considerata la principale risposta e non si può prescindere dalle condizioni del paziente.

    In Italia l’interesse per questo tipo di terapie è molto aumentato negli ultimi anni, coinvolgendo il Ministero della Salute, scuole, centri di riabilitazione, case di riposo, Istituti scientifici e di ricerca, come l’Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Abruzzo e del Molise “G.Caporale"(IZSAM), il Centro di Collaborazione OMS/FAO per la Sanità Pubblica Veterinaria, Laboratorio di fisiopatologia e di sistema presso l’Istituto superiore di Sanità.

    Si parla anche di associazioni come: l’A.I.U.C.A. (Associazione Italiana Uso Cani d’Assistenza) che si occupa della formazione di operatori ed animali, la Arion di Roma che ha in corso un progetto di delfinoterapia, il Centro XXV aprile di S. Giovanni in Persiceto che si occupa di malati psicotici cronici.

    Per quanto concerne il coordinamento e la ricerca la città di Roma è uno dei fulcri della Pet Therapy. Si tratta di ricerche imperniate sul rapporto uomo-animale, sui benefici in particolare per anziani e bambini diversamente abili e degenti, fino al reinserimento sociale di ragazzi all’interno di carceri minorili. Ricerche più recenti sono state condotte anche su malati di sclerosi multipla e su pazienti in una condizione post-comatosa.

    La Pet Therapy è stata legittimata come strumento efficace di supporto nell’ultimo decennio, ma è il caso di ricordare che il primo corso informativo è stato organizzato nel 1994 dal Centro OMS/FAO. Ci sono voluti anni prima che in Italia si prendesse in considerazione seriamente questo tipo di terapia, che funziona grazie all’intervento di molti professionisti, volontari e tanti animali.

     

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